DATI ECONOMICI
MERCATO DEL LAVORO:
– I salari italiani sono tra i più bassi d'Europa , e in termini di potere d’acquisto addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori, in Europa, solo a quelli del Portogallo. Laddove la crescita media del salario comunitario è stata del 18%, in Italia i lavoratori dell’industria e dei servizi (con esclusione della Pubblica amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7%. L’inflazione ha giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari dei nostri lavoratori in termini di potere d’acquisto: essa infatti negli ultimi quattro anni, e cioè dal 2002, ha avuto un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi calcolati in euro riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere d’acquisto. (FONTE: EURISPES);
– I salari italiani risultano, inoltre, al 19esimo posto tra i paesi più sviluppati, in una classifica che vede invece nelle prime posizioni il Belgio, il Corea, la Germania, l'Irlanda, l'Austria e il Regno Unito. In ben 18 paesi su 30, si percepiscono stipendi mediamente più alti di quelli italiani. La differenza è di quasi 9000 euro l'anno con il paese al vertice di tale classifica, l'Australia e di 6500 euro l'anno con la Germania. (FONTE: OCSE).
– Pur essendo aumentato, di circa cinque punti percentuali, il tasso di occupazione delle persone tra i 25 e 35 anni si assiste ad una sensibile riduzione del loro salario di ingresso. I diplomati e i laureati percepiscono, in termini reali, una retribuzione simile a coloro che entravano nel mercato del lavoro agli inizi degli anni Ottanta e inferiore a quella di coloro che entravano negli Novanta. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
– L'ingresso nel mondo del lavoro differisce da quello delle generazioni precedenti anche per la natura discontinua e imprevedibile: nell'ultimo decennio l'incidenza di impieghi temporanei tra i lavoratori dipendenti di età compresa tra i 25 e i 35 anni è raddoppiata raggiungendo il 17 %. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
DEBITO PUBBLICO
– Il debito pubblico italiano italiano si è ridotto del 2,5% rispetto al Pil: a fine 2007 il debito è passato dal 106,5% del 2006 rispetto al Pil al 104% rispetto al PIL di fine 2007. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
UNIVERSITA' E RICERCA
– Oggi i laureati in Italia sono la metà, in rapporto alla popolazione fra i 25 e i 64 anni, rispetto agli altri paesi sviluppati. Tale divario è aumentato nel corso del tempo e può essere spiegato dagli scarsi rendimenti dell'istruzione di livello superiore. (FONTE:OCSE);
– In Italia il tasso di rendimento dell'istruzione universitaria (l'incremento nel proprio reddito atteso perché si è conseguita 1 laurea) è solo del 6,5%, contro il 9,1% in Germania e il 14,5% in Francia. E dopo la Grecia, abbiamo il tasso di disoccupazione più alto fra chi ha una laurea. L'istruzione universitaria rende poco al singolo perché molto spesso si ottiene un istruzione universitaria sbagliata, non spendibile sul mercato del lavoro. (FONTE: OCSE).
– I salari italiani sono tra i più bassi d'Europa , e in termini di potere d’acquisto addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori, in Europa, solo a quelli del Portogallo. Laddove la crescita media del salario comunitario è stata del 18%, in Italia i lavoratori dell’industria e dei servizi (con esclusione della Pubblica amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7%. L’inflazione ha giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari dei nostri lavoratori in termini di potere d’acquisto: essa infatti negli ultimi quattro anni, e cioè dal 2002, ha avuto un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi calcolati in euro riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere d’acquisto. (FONTE: EURISPES);
– I salari italiani risultano, inoltre, al 19esimo posto tra i paesi più sviluppati, in una classifica che vede invece nelle prime posizioni il Belgio, il Corea, la Germania, l'Irlanda, l'Austria e il Regno Unito. In ben 18 paesi su 30, si percepiscono stipendi mediamente più alti di quelli italiani. La differenza è di quasi 9000 euro l'anno con il paese al vertice di tale classifica, l'Australia e di 6500 euro l'anno con la Germania. (FONTE: OCSE).
– Pur essendo aumentato, di circa cinque punti percentuali, il tasso di occupazione delle persone tra i 25 e 35 anni si assiste ad una sensibile riduzione del loro salario di ingresso. I diplomati e i laureati percepiscono, in termini reali, una retribuzione simile a coloro che entravano nel mercato del lavoro agli inizi degli anni Ottanta e inferiore a quella di coloro che entravano negli Novanta. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
– L'ingresso nel mondo del lavoro differisce da quello delle generazioni precedenti anche per la natura discontinua e imprevedibile: nell'ultimo decennio l'incidenza di impieghi temporanei tra i lavoratori dipendenti di età compresa tra i 25 e i 35 anni è raddoppiata raggiungendo il 17 %. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
DEBITO PUBBLICO
– Il debito pubblico italiano italiano si è ridotto del 2,5% rispetto al Pil: a fine 2007 il debito è passato dal 106,5% del 2006 rispetto al Pil al 104% rispetto al PIL di fine 2007. (FONTE: BANCA D'ITALIA);
UNIVERSITA' E RICERCA
– Oggi i laureati in Italia sono la metà, in rapporto alla popolazione fra i 25 e i 64 anni, rispetto agli altri paesi sviluppati. Tale divario è aumentato nel corso del tempo e può essere spiegato dagli scarsi rendimenti dell'istruzione di livello superiore. (FONTE:OCSE);
– In Italia il tasso di rendimento dell'istruzione universitaria (l'incremento nel proprio reddito atteso perché si è conseguita 1 laurea) è solo del 6,5%, contro il 9,1% in Germania e il 14,5% in Francia. E dopo la Grecia, abbiamo il tasso di disoccupazione più alto fra chi ha una laurea. L'istruzione universitaria rende poco al singolo perché molto spesso si ottiene un istruzione universitaria sbagliata, non spendibile sul mercato del lavoro. (FONTE: OCSE).
Michele Cervetto
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